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  • interesse per tutto ciò che di bello e buono c'è in Italia: l'artigianato.
Arte,  enogastronomia, giovani stilisti, sarti, produttori di essenze, biologico, eco sostenibile, biodiversità ..., piante, fiori, tessuti, design,hotellerie,
  • interesse per tutto ciò che di bello e buono c'è in Italia: l'artigianato. Arte, enogastronomia, giovani stilisti, sarti, produttori di essenze, biologico, eco sostenibile, biodiversità ..., piante, fiori, tessuti, design,hotellerie,

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3 maggio 2012 4 03 /05 /maggio /2012 07:34

logo DANIELA CORRENTE PICNIC tuttiUn secolo e mezzo dopo il famoso dipinto di Manet, imperversano le colazioni a cielo aperto nelle grandi metropoli. Non più solo su verdi prati, ma anche su ponti cittadini e tetti di palazzi. E alcuni ritrovi servono a perorare cause alquanto speciali.

 

 

 

 Argenteuil, piccolo paesino scenario del più famoso picnic della storia dell’arte - il “Déjeuner sur l’herbe” di Édouard Manet, opera del 1863 - dista appena undici chilometri da Parigi. Nel secolo e mezzo trascorso dalla sua creazione ad oggi, il dipinto ha percorso questi undici chilometri ed è ora esposto al Musée d’Orsay, l’ex stazione ferroviaria sulla Senna trasformata da Gae Aulenti in “museo-simbolo” dell’impressionismo. C’è un senso di continuità, quindi, ad affacciarsi dalle finestre del museo e vedere stuoli di parigini ammassati sull’attiguo Pont des Arts a consumare il “loro” picnic, in quello che è ormai diventato un incantevole rito cittadino. E, in quanto rito, con i suoi passaggi ben scanditi.

Li racconta bene la nostra segnalatrice parigina ‘Scatolario’: “Tutto inizia con il solito giro di mail: picnic sul Pont des Arts. Una volta lì, steso lo stuoino, stesa la coperta, sguainate le baguettes, sfoderate le insalate, i paté, il salame, il pinzimonio, i pomodori sott’olio e la macedonia alla menta, finalmente ecco la magia, tutta intorno: Pont Neuf, lÎle de la Cité, il Louvre, il Musée d’Orsay, i quais e la Senna, gli edifici haussmaniani, la torre di Montparnasse e la ‘regina d’Acciaio’, le péniches e i bateaux-mouches. Tutto il cuore di Parigi: ogni sguardo, un’emozione. Chiacchiere, risate, brindisi, un piacevole venticello che raffredda il sole scoppiettante, ogni sorta di imbarcazione che passa sotto (mani alzate e urla di gioia dei turisti che salutano). Persino un matrimonio sul battello! A un certo punto, il ponte è talmente pieno che non si riesce più nemmeno a passare. Gente di tutte le età, culture, nazioni. Soli, in coppia, in gruppo, stesi, seduti, svaccati, con la chitarra, eleganti, poveracci: sembra una confraternita. E anche il lungoSenna è affollato da persone sedute a godersi il tramonto con un aperitivo in mano”.

Ci si chiederà: e chi pulisce? Siamo a Parigi, nulla è lasciato al caso. Infatti, sul ponte c’è un andirivieni di inservienti comunali che distribuiscono buste di plastica in cui depositare i rifiuti. E nessuno, nemmeno i potenziali vandali, ha il coraggio, di fronte ad una “cartolina” così impagabile, di infrangere le regole.

Quello dei picnic urbani è un fenomeno in espansione. E in particolare lo è proprio quello dei picnic sui ponti cittadini. Sono molti i casi, ma il più eclatante è stato senza dubbio quello che ha avuto luogo a Sydney sul mastodontico Harbour Bridge. Quella che normalmente è un’autostrada che scorre su un gigante di ferro, percorsa quotidianamente da migliaia di auto, è stata trasformata per una domenica in una location da ‘Guinness dei Primati’: ricoperta da grandi zolle d’erba, ha accolto oltre seimila “invitati” (estratti a sorte, tra 190 mila, in una lotteria “ad hoc”). Tra croissant appena sfornati, salsicce, uova, pancetta e caffè a litri, è andato in scena quello che è stato rinominato ‘Breakfast on Bridge’. E a dare un tocco ancor più bucolico all’evento hanno contribuito le decine di mucche spaesate lasciate libere di pascolare sulla highway con vista sulla ‘Opera House’.

Più in generale, parlare di picnic è forse riduttivo, visto che i panini al salame di una volta sono stati rimpiazzati da gustosi menu, spesso etnici. A Londra c’è addirittura chi ha ideato gli ‘Urban picnic box’, kit composti da contenitore di elegante cartone riciclato completo di posate in legno e bicchiere, in cui vengono inseriti, pronti da essere consumati all’aperto, menù con proposte culinarie variegate, in grado di assecondare ogni gusto, dieta o religione: dal pranzo indiano a quello thai, dal messicano al turco, da quello per vegani a quello kosher. A New York, invece, va a ruba il kit “Manhattan Cocktail Set”, per preparare il celeberrimo drink per due all’aperto (ovviamente il kit contiene già anche due calici). Dove? Oltre al mai deludente Central Park, c’è chi preferisce andarsi a rifugiare sui tetti dei grattacieli residenziali, per trovare l’intimità mentre cento piani più in basso scorre il traffico delirante.

I picnic urbani possono anche perorare cause speciali. A Barcellona, ad esempio, per contestare il nuovo hotel della catena W a forma di vela alla Barceloneta (“reo” di compromettere irrimediabilmente lo skyline cittadino) è stato organizzato un picnic sulla spiaggia concluso con un attacco all’ecomostro a base di palloncini di vernice. Finalità più “disimpegnata”, e facilmente intuibile dal nome dell’evento, ha invece avuto il ‘Marijuana Day Picnic’ al HaYarkon Park di Tel Aviv, nel maggio 2005: qui protagonista non è stato ovviamente il cibo…

A Milano grande successo ha registrato “Taste”, la kermesse di tre giorni del settembre 2010 organizzata al Parco Sempione, dove un “serpentone” di cucine guidate da prestigiosi chef en plein air - Cracco, Sadler, Osaka, solo per citarne qualcuno - ha accolto migliaia di persone, dando vita ad un inedito “picnic gourmet”. Più rivolti ai bambini sono stati i “picnic letterari” romani, presso la Casina di Raffaello nei giardini Villa Borghese. Qui, era previsto un menù giornaliero di quattro libri, dai classici per l’infanzia alle ultime novità editoriali, che dava ai piccoli la possibilità di scoprire il piacere della lettura all’aria aperta, magari accompagnata da una fetta di torta e un bicchiere di succo di frutta.

E può mai mancare all’appello dei picnic curiosi il sempre bizzarro Giappone? Certamente no, e infatti il picnic urbano più stravagante ha senza dubbio avuto luogo a Kavasaki, distretto nei pressi di Tokyo, dove il momento topico dell’annuale ‘Penis Festival’ (sì, proprio il “Festival del Pene”), indetto per venerare l’organo maschile - un’usanza risalente al periodo Edo tra il 1603 e il 1867, quando le prostitute dedicavano una giornata di preghiere e ringraziamenti allo “strumento” fonte dei loro guadagni - coincide con la fine della processione effettuata dalle donne del paese trainando un fallo gigante e il successivo picnic intorno al “grande totem”. (Gennaio 2011)

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